POMARANCE

Denominata Ripommarancia fino al XIV secolo, Pomarance fu al centro di lotte giuridiche fra i vescovi ed il comune di Volterra; qui nasce il pittore-architetto Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, le cui opere cinque-seicentesche sono custodite presso la chiesa in stile romanico di San Giovanni Battista.

Tra i molti palazzi signorili si ricordano il Palazzo Vicariale, il Palazzo Pretorio, il Museo Casa Bicocchi, Palazzo Ricci (che espone una raccolta di ceramiche del XVI e XVII secolo) e il Palazzo-Teatro De Larderel, che insieme al Teatro dei Coraggiosi ospita importanti eventi culturali.

La storia recente di Pomarance è legata all’ingegnere francese François De Larderel, che diede inizio nel XIX secolo allo sfruttamento dell’energia geotermica del sottosuolo nella frazione di Larderello.

Un itinerario interessante attraversa piccoli borghi medievali come Montecerboli, Serrazzano, Libbiano, San Dalmazio e Montegemoli, famoso per il suo pane.

Meta di escursioni sono la Rocca Sillana (sec. XII), nei cui pressi sono ancora visibili i resti della Pieve di San Giovanni (sec. X) in stile romanico con elementi normanni, e le Aree Protette di Berignone-Tatti e di Monterufoli.

A Pomarance sono legate razze locali di animali che hanno corso pericolo di estinzione come la pecora pomarancina ed il Cavallino di Monterufoli.

Museo della Geotermia

Museo geotermia2 720

Fondato dalla Larderello Spa alla fine degli anni ’50 aveva la sua sede nel Palazzo De Larderel dove è recentemente ritornato completamente rinnovato e dotato delle più moderne tecniche di museografia.

Un percorso che partendo dagli utilizzi della risorsa nel periodo etrusco e medievale, ci porta allo sviluppo industriale e alla sfida odierna delle energie alternative.

Nel 1913 fu istallata la prima centrale geotermica al mondo; oggi le centrali costituiscono l’elemento pulsante del sistema e insieme a quelle dell’Amiata producono circa il 27% del fabbisogno energetico della Regione Toscana.

Il Museo è aperto tutto l’anno a ingresso gratuito, visitabile da singoli e da gruppi, è particolarmente indicato per visite scolastiche durante le quali è possibile partecipare a varie attività didattiche sulla geotermia e i suoi fenomeni naturali.

La visita prevede, oltre alle sale del museo, la sala plastici (con diapositive che illustrano la genesi della geotermia, la ricerca, la perforazione, le centrali elettriche), il lagone coperto e la sorgente termale.

Per i gruppi, su prenotazione, è inoltre possibile visitare un soffione e una centrale geotermoelettrica.

PISA

Agli Etruschi risalirebbe il nome Pisa, il cui significato sarebbe quello di “foce”, ossia sbocco del fiume al mare.

Pisa, nota per la sua torre pendente alta 56 metri, vanta una storia millenaria che vede il suo maggiore splendore all’epoca delle Repubbliche Marinare.

La città è uno scrigno di tesori artistici le cui chiese romaniche e gotiche, le piazze e i palazzi esaltano i quartieri tracciati dai Lungarni e dalle antiche strade; ospita anche suggestivi ambienti naturali come il Parco di Migliarino-San Rossore e il litorale.

Il Battistero con il pulpito di Nicola Pisano si erge di fronte alla facciata del Duomo; sulla medesima Piazza dei Miracoli si trovano il Camposanto Monumentale lungo 130 metri e la Cattedrale, capolavoro assoluto dell’architettura romanico pisana, costruita a partire dal 1063 costituisce un enorme edificio interamente ricoperto di marmo.

Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi, posto sul Lungarno Gambacorti nei pressi della longobarda chiesa di Santa Cristina, noto come Palazzo Blu costituisce un importante centro di cultura e di arte, sede di esposizioni temporanee di artisti di fama mondiale; le sale arredate in stile settecentesco accolgono i principali capolavori della Collezione Fondazione Cassa di Risparmio e una ricchissima collezione d’arte novecentesca.

Nel mese di giugno Pisa offre molte manifestazioni a carattere storico come la Luminara di San Ranieri, il Palio di San Ranieri, la Regata delle Antiche Repubbliche Marinare e il Gioco del Ponte.

Piazza dei Miracoli

Pisa 2 - Piazza dei Miracoli

Antico centro della vita cittadina, il complesso rappresenta una meta turistica di inestimabile valore per l’armonia dei suoi gioielli architettonici che meritarono la definizione di “miracoli” da parte del poeta Gabriele D’Annunzio.

La piazza dei Miracoli, come fu quindi soprannominata, accoglie, su un’ampia distesa di prato verde, i quattro bianchissimi capolavori di arte monumentale medievale.

Il complesso sorgeva nei pressi di un antico porto, sulle rive di un fiume oggi scomparso, l’Auser; per la sua centralità, la zona fu scelta come luogo di costruzione del Duomo o Cattedrale di S. Maria Assunta, edificata nel 1064.

Davanti a questa sorge il Battistero, sempre in stile romanico, iniziato nel 1152 da Diotisalvi e giunto a compimento nel XIV secolo, quando vennero aggiunti degli elementi gotici.

Chiude a nord la piazza il Camposanto, cimitero monumentale iniziato nel 1278.

Vero e proprio simbolo di Pisa, il Campanile o Torre Pendente, infine, completa il quadro. La struttura, inclinata per effetto di un cedimento nel terreno, fu iniziata nel 1173 e compiuta nella seconda metà del Trecento; all’interno, la scala a spirale conduce, con 294 gradini, sulla cima dove è possibile ammirare la cella campanaria e lo splendido paesaggio.

(foto in copertina di Giovanni Cantone)

PECCIOLI

Peccioli si staglia sulle colline con l’inconfondibile campanile della Pieve di San Verano (sec. XI), con all’interno opere pregevoli di scuola pisana.

Il vicino Palazzo Pretorio ospita il Museo delle Icone Russe, dedicato al giornalista Francesco Bigazzi, che donò al Comune di Peccioli la sua raccolta di icone del XIX e inizio XX secolo; nei pressi si trova la Scuola Internazionale e Laboratorio di Icone.

Peccioli ospita un polo museale che include il Museo Archeologico (con i recenti ritrovamenti del Santuario etrusco di Ortaglia), il Museo Collezione Incisioni e Litografie, la Torre Campanaria e il Museo di Arte Sacra.

Per i più piccoli anche un Parco Preistorico con ricostruzioni di dinosauri a grandezza naturale in vetroresina.

Nei dintorni, tra vigneti e uliveti, sono sparse molte frazioni come l’ex castello e antica pieve di Fabbrica; Libbiano con il suo osservatorio astronomico intitolato a Galileo Galilei; Legoli che vanta nella Cappella di Santa Caterina un tabernacolo di Benozzo Gozzoli.

Tra gli eventi principali: in luglio la rassegna teatrale 11 Lune; il 25 ottobre la Festa del Patrono San Verano; in ottobre la Festa di San Colombano e la corsa ciclistica per professionisti Coppa Sabatini.

Peccioli è stata premiata con la Bandiera Arancione del Touring Club, marchio di qualità turistico ambientale.

Il Tabernacolo di Legoli

Peccioli-2---Legoli-Prima-possibilita

Il Tabernacolo di Benozzo Gozzoli (discepolo del Beato Angelico, del quale fu anche collaboratore) si trova presso la cappella di Santa Caterina a Legoli, dove l’artista risiedette dal maggio del 1479 al gennaio del 1480 per sfuggire alla peste che in quel periodo aveva colpito Pisa.

Con grande probabilità, proprio durante questo soggiorno eseguì il maestoso tabernacolo posto ancora oggi all’ingresso del borgo che venne dipinto nell’estate del 1479; secondo gli storici si tratta della più toccante delle sue opere minori, nonostante le cattive condizione di conservazione.

Per secoli infatti è stato esposto direttamente agli agenti atmosferici e solo nel 1822 fu eretto un piccolo oratorio a sua protezione.

Tematica di questo tabernacolo è la morte collegata alla peste che in quel momento stava mietendo molte vittime; la sofferenza e il dolore causati dalla malattia si ritrovano delle ferite del San Sebastiano e nella incredulità di San Tommaso che tocca la piaga del Cristo.

Rimedio possibile è un allontanamento dal male esemplificato dal santo taumaturgo Sebastiano da una parte e dall’arcangelo Michele che uccide il drago quindi il male, la morte e la malattia.

Le visite guidate sono gratuite tutti i giorni alle 16.30 per un massimo di 15 persone.

PALAIA

Di origine etrusca, Palaia ha conosciuto un periodo di relativa prosperità nel XIII secolo, quando furono costruite la Pieve di San Martino, originale edificio in cotto dove si svolge ogni anno una rassegna internazionale di corali, e la Chiesa di Sant’Andrea, che conserva preziose opere d’arte.

“Peggio Palaia” è oggetto di un famoso modo di dire toscano, usato con il significato di “di male in peggio”; pare risalire al 1362 quando i fiorentini decisero di espugnare questo e altri luoghi fortificati rimanendone sconfitti e costretti a rapida fuga, tanto che il capitano dichiarò ai superiori: “…è stato peggio a Palaia”.

Di notevole interesse anche paesi come Montefoscoli o San Gervasio, sedi di Musei della Civiltà Contadina e Rurale nei quali sono esposti attrezzi, utensili e trattori d’epoca; Colleoli e Villa Saletta, nei quali sono stati girati film di importanti registi italiani quali i fratelli Taviani e Paolo Virzì; Toiano, borgo disabitato segnalato al FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) nel censimento dei luoghi del cuore da salvare.

Tra le manifestazioni si segnalano il Festival del Teatro Popolare a Villa Saletta a fine giugno; la Festa Medievale di Palaia, la terza domenica di settembre; a Forcoli in maggio il Concorso nazionale Miss Cicciona & Mister Ciccione e ad ottobre la Mostra mercato del Tartufo e del Fungo Porcino.

La Rocca

Palaia 2 - La Rocca720

Sulla Rocca di Palaia si trovava il cassero dell’antico castello, edificato tra il X e il XIII secolo da una importante famiglia lucchese.

Della rocca si hanno notizie ancora fino al XVII secolo: nel 1628 la torre cominciava mostrare segni di cedimento; nel 1658 se ne mettevano all’incanto i materiali; è probabile dunque che fra questi due estremi cronologici vada collocata la data del crollo.

Verso il 1750 Giovanni Targioni Tozzetti, importante naturalista italiano, la descrisse basandosi su di un affresco che si trovava sulla lunetta della porta principale della pieve, dove faceva da sfondo all’immagine di San Martino che dà il mantello al povero; la torre era quadra a tre piani, sul quarto stavano le campane.

Oggi dalla Rocca possiamo godere, nelle giornate limpide, di un bellissimo panorama che spazia dal territorio fiorentino (oltre la pieve di Palaia e la collina di San Miniato), al volterrano, per proseguire con tutta l’alta Valdera sino a Pisa e la zona costiera.

Sono ben visibili anche il monte pisano e le alpi apuane, oltre ovviamente all’abitato di Palaia che dalla Pieve si snoda sotto la rocca fino a Montaione.

ORCIANO PISANO

Le origini di Orciano, etimologicamente “terreno di Ursio”, castello medievale documentato già nell’VIII secolo, rimangono incerte; l’opinione più accreditata vuole che esso sia sorto come feudo spettante ad una famiglia di origine longobarda.

Si presume che Orciano abbia seguito la sorte degli altri borghi delle Colline Pisane, cadendo nel ‘400 sotto il dominio fiorentino con la definitiva sconfitta di Pisa, per poi adeguarsi al regime del Granducato di Toscana.

Da visitare la quattrocentesca Chiesa di San Michele, all’interno della quale si trova una copia della tela agiografica del San Michele Arcangelo di Raffaello.

Il territorio, caratterizzato da colline argillose ricoperte di strati di tufo con contenuta vegetazione arbustiva, è ricco dei resti fossili di invertebrati e vertebrati marini vissuti milioni di anni fa durante il Pliocene, quando metà della Toscana era sommersa dalle acque del mare.

Orciano è sotto molti aspetti la località delle colline Toscane più importante dal punto di vista paleontologico, particolarmente per i resti di vertebrati che comprendono pesci ossei, pesci cartilaginei come gli squali chelonidi, carnivori come le foche e soprattutto cetacei quali delfini e balene.

Chiesa di San Michele

Orciano-2---Prima-possibilita

La chiesa fu ricostruita dopo il disastroso terremoto del 1846 che devastò il paese e tutta la zona delle colline inferiori pisane.

L’edificio precedente risaliva agli inizi del XVIII secolo, come documenta anche il bell’altare maggiore in marmi policromi che ancor oggi vediamo; tuttavia una cappella di San Michele esisteva almeno dal secolo XV.

La facciata e l’interno della chiesa attuale sono in tardo stile neoclassico con transetto e cupoletta sostenuta da quattro colonne.

Alle pareti si trovano alcune tele agiografiche: fra queste si segnala una copia del “San Michele Arcangelo” di Raffaello.

(foto in copertina di Giovanni Cantone)

 

MONTOPOLI VAL D’ARNO

Definita dal Boccaccio “castello insigne” per le possenti fortificazioni, Montopoli fu contesa fra Pisa e Firenze fino alla famosa Battaglia di San Romano, immortalata da Paolo Uccello nei tre dipinti conservati oggi agli Uffizi, al Louvre e alla National Gallery.

Nei secoli successivi il borgo si sviluppò e si arricchì di chiese e opere d’arte quali  l’Oratorio di San Sebastiano, la Chiesa della Madonna del Soccorso, il Conservatorio di Santa Marta; a simboleggiare il passato sono rimasti l’Arco e la Torre di Castruccio.

Nella Tenuta Varramista si trova Villa Capponi Piaggio di proprietà dell’omonima famiglia per la vicinanza con lo stabilimento Piaggio.

Montopoli vanta l’antica tradizione della ceramica; già nel XVI secolo operavano fornaciai e vasellai, mentre nell’Ottocento la presenza di Dante Milani formò una generazione di abili artigiani esperti nella produzione di mobili in stile rinascimentale e lampadari con formelle di terracotta.

La seconda domenica di settembre, gruppi di sbandieratori e musici sfilano per le vie annunciando la Disfida con l’arco, ricostruzione medievale in cui i rappresentanti dei due quartieri si sfidano a colpi di freccia.

Si celebra poi, ad inizio marzo, l’enogastronomia con la rassegna Gustopolis, e in luglio la buona musica con la rassegna Montopoli Jazz.

Castello di Montopoli

Montopoli 2 - resti castello 720

I documenti storici parlano per la prima volta del castello di Montopoli nel 1017 il quale conservò grande importanza strategica per quasi tutta l’epoca medioevale; rimase sotto la giurisdizione del vescovo di Lucca fino al 1162, quando fu assegnato dall’imperatore Federico di Svevia alla fedele Pisa ghibellina.

Il principale filo conduttore per la storia successiva del castello sarà il coinvolgimento nel conflitto mai domato fra Pisa e Firenze; dopo le invasioni spagnole in Italia nel ‘500, Montopoli si trovò ad affrontare nuove e tremende lotte contro spaventose epidemie di peste e carestie che turbarono la vita del castello anche nel ´600.

La seconda metà del ‘700, con l’avvento dei Lorena nel Granducato di Toscana, vide rifiorire l’agricoltura, l’industria ed il commercio; Montopoli dopo avere affrontato la calata delle truppe di Napoleone, che provocò non piccoli disastri ma favorì anche il divulgarsi delle nuove idee che avrebbero caratterizzato la storia più recente, seguì le sorti del Granducato di Toscana e del Risorgimento italiano.

La vocazione agricola è ancora fondamentale, e le antiche case nobili del Castello vengono trasformate e modernizzate per fungere da abitazione e ufficio per i proprietari terrieri e i professionisti.

MONTEVERDI MARITTIMO

La storia di Monteverdi inizia nel 754 con la fondazione della Badia di San Pietro a Palazzolo da parte dei monaci benedettini guidati dal longobardo San Walfredo, le cui spoglie sono conservate nella cappella dell’Oratorio del Santissimo Sacramento costruita nel 1751.

Assoggettato da Firenze e dalla Signoria di Piombino, sottomesso dai Fiorentini nel 1472 in occasione della conquista di Volterra, il borgo fu invaso sino al 1814 dalle truppe di Napoleone Bonaparte, per poi, nel 1815, rientrare a far parte del Granducato di Toscana.

All’interno del borgo, di origine medievale, la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo conserva in alcune parti la struttura originaria e soprattutto un Crocifisso nero scolpito nel ‘600 da Cosimo Daddi.

Monteverdi si trova a pochi chilometri dalla Riserva Naturale di Monterufoli-Caselli, meta di appassionati di trekking e cicloturismo grazie ai sentieri che attraversano boschi di macchia mediterranea e corsi d’acqua.

Meritevole di visita l’antico borgo di Canneto, circondato da una cinta muraria.

Tra le manifestazioni, ogni primo maggio, la tradizionale Festa dei Maggerini, che trae le proprie origini dai riti propiziatori di matrice pagana celebrati per assicurarsi la prosperità dei raccolti.

Monastero benedettino di San Pietro in Palazzuolo

monteverdi2

La fondazione del monastero benedettino risale al 754 ed è legata alla figura del nobile longobardo figlio del gastaldo di Pisa Ratgauso Ratchausi, Wilfrido (San Walfredo), ritenuto capostipite dei conti della Gherardesca.

Venne costruito nel sito di Palazzuolo dove si trovava una villa romana e un tempietto della dea Bellona; non è certo se all’insediamento romano seguì un insediamento longobardo, come farebbe intendere il nome Palatiolum, ma la cornice marmorea con nodo longobardo in bassorilievo che venne ritrovata in questa località apparteneva quasi sicuramente al monastero di San Pietro.

Nell’XI secolo il monastero acquistò notevole importanza: nel 1179 circa fu spostato nell’attuale sito di Poggio Badia dove si vedono ancora le rovine; nel 1298 divenne vallombrosano, in seguito nel 1561 fu abbandonato quando si richiese il trasferimento dei monaci dentro il castello di Monteverdi, a condizione che si mantenesse il titolo di San Pietro.

L’interno era formato da una sola grande navata terminante in un’unica abside, la facciata e la copertura sono scomparse, mentre rimangono parti del fianco sinistro e del transetto; il paramento murario è in conci di alberese, perfettamente tagliati e commessi, che sul piano destro si alternano in bicromia a fasce di laterizio.

(foto in copertina di Giovanni Cantone)

MONTESCUDAIO

Montescudaio, a pochi chilometri dal litorale e inserito tra i borghi più belli d’Italia, prende il nome dal funzionario governativo locale preposto alla riscossione dei tributi.

Originariamente sede di un monastero benedettino, nel Medioevo l’abitato era costituito da un castello di proprietà della famiglia della Gherardesca importante per la sua posizione strategica.

Lungo il “percorso della memoria” si trovano i palazzi di nobili famiglie, come i Marchionneschi, i Ridolfi e i Guerrini; la Chiesa della SS. Annunziata, sino a raggiungere la Torre della Guardiola e il Piazzale del Castello con la Chiesa di Santa Maria Assunta, in splendida posizione panoramica.

Un altro itinerario percorre la Via dei Pellegrini, l’area dell’antica Badia, l’oasi naturale attrezzata degli Scornabecchi e le fonti medievali.

Montescudaio dà il nome, dal 1977, ad un vino a Denominazione di Origine Controllata con due tipologie: rosso a base di sangiovese, trebbiano, malvasia e altre varietà; bianco a base di trebbiano, malvasia e vermentino prodotto anche come vin santo secco, semisecco o dolce.

Dal 1968 si svolge nel primo fine settimana di ottobre la Sagra del Vino.

Montescudaio fa parte delle Associazioni Nazionali Città del Vino e Città del Pane, il classico toscano cotto nel forno a legna.

Abbazia di Santa Maria Assunta

montescudaio-abbazia 720

Menzionata nel 1092 e attestata anche nel XIV secolo, nel 1416 la chiesa di Sant’Andrea in Castello ereditò il titolo del soppresso monastero femminile intitolato alla Vergine.

Fino al 1837 la chiesa di Montescudaio conservò un doppio titolo: era la pieve di Sant’Andrea e, contemporaneamente, l’abbazia di Santa Maria Assunta.

Il terremoto che nel 1846 rase al suolo la parte alta del paese distrusse anche la chiesa, ricostruita dal 1854 al 1857  e dedicata a Santa Maria Assunta.

Più ampia della precedente e con pianta a croce latina conclusa dall’abside, ha la facciata rivolta ad ovest, preceduta da un’ampia scalinata; all’interno si trovano una statua settecentesca in marmo, un dipinto raffigurante San Francesco di Paola, di autore ignoto, e una tela con l’Annunciazione, attribuita alla scuola veneziana del Seicento.

MONTECATINI VAL DI CECINA

La storia di Montecatini Val di Cecina (Castrum Montis Leonis in latino, prima del secolo XI), è legata alla miniera di rame di Camporciano, già sfruttata in epoca etrusca e nel 1800 la più grande d’Europa, rimasta in attività fino al 1907; dopo la chiusura nel 1911 iniziò lo sfruttamento dei giacimenti di salgemma da parte della società belga Solvay.

Nel grazioso centro storico troviamo Piazza del Castello, sovrastata dall’imponente Torre Belforti (sec. XI), che fu sede dei Capitani di Volterra e di Firenze prima di passare ai baroni francesi de Rochefort; due fori aperti trasversalmente fungono da cannocchiale verso il Mastio di Volterra e la Rocca Sillana.

Sulla stessa piazza si affacciano la Chiesa di San Biagio e il trecentesco Palazzo Pretorio, sede del Centro di Documentazione e parte integrante di un circuito che include il sito minerario di Camporciano e il Museo delle Miniere.

Da visitare alcuni borghi di origine medievale come Castello di Querceto, sede ogni estate di un festival internazionale di pianoforte; Sassa, arroccata sullo sperone di un colle da cui è possibile ammirare uno splendido panorama; Miemo, noto come centro di allevamento di cinghiali, mufloni e caprioli.

Tra gli eventi enogastronomici a maggio I sapori della valle e il Settembre montecatinese.

Museo delle Miniere

Montecatini  val di cecina museo miniere 720

La storia di Montecatini Val di Cecina è legata alle antiche miniere di rame di Camporciano, rimaste in attività fino al 1907, della quali restano ancora visibili i resti in prossimità del paese.

Gli etruschi furono i primi a sfruttare le abbondanti risorse naturali di questa zona, utilizzando il prezioso minerale per forgiare utensili e suppellettili ornamentali.

Per perpetuare questi importanti momenti storici è nata l’iniziativa di realizzare, nell’ex-area mineraria e in ciò che rimane delle strutture, un parco museale di archeologia industriale.

Le visite proposte permettono di apprezzare le tante ricchezze di questi luoghi: la storia, le bellezze naturali e la testimonianza dell’interazione tra l’uomo e il territorio.

Il complesso della miniera racconta la storia di uomini, la loro laboriosità e intraprendenza che spesso li ha trasformati da operai ad artigiani e veri e propri artisti.

Il museo propone: visite guidate per il complesso della miniera e per il Pozzo Alfredo, dal quale si scendeva fino ad oltre 300 metri di profondità per l’estrazione del rame; attività ludico-didattiche per bambini, come “La giornata del minatore” per conoscere la miniera giocando.

LAJATICO

I primi insediamenti nella zona di Lajatico risalgono all’epoca etrusco-romana, tuttavia il consolidamento del borgo attuale avvenne a partire dal XII secolo attorno a un castello di proprietà dei conti Pannocchieschi, del ramo degli Elci, prima di essere conquistato da Pisa e infine da Firenze.

Simbolo del territorio è l’imponente Rocca di Pietracassia, costruita in epoca longobarda, uno degli esempi di architettura altomedievale più importanti della Toscana; il nome è dovuto a una fenditura aperta su un enorme masso calcareo che si eleva dal crinale (“cassa” significa spaccata).

Lajatico è famosa in quanto paese natale del tenore Andrea Bocelli e per l’annuale concerto di luglio al Teatro del Silenzio, a cui partecipa lo stesso artista insieme ad altri artisti di fama internazionale.

Da visitare la Chiesa dedicata al santo occitano San Leonardo di Noblac del XII secolo. Nei dintorni Orciatico è noto per le castagne, a cui è dedicata una Sagra, e per la presenza di due mulini a vento costruiti a fine ‘600 ancora in buono stato; la mofeta di Borboi è un’area caratterizzata da fenomeni geotermici oggetto di ricerche internazionali.

Tra gli altri eventi enogastronomici: a giugno la Festa della Bruschetta dedicata alla cucina e al vino locale con spettacoli per adulti e bambini; il 25 aprile La Sterza in Festa.

Teatro del Silenzio

Lajatico 2 - Teatro del Silenzio 720

Il Teatro del Silenzio è un anfiteatro creato sfruttando la naturale conformazione di una collina nei pressi del paese di Lajatico.

La costruzione, inaugurata il 27 luglio 2006, è stata eretta per volontà del popolare cantante Andrea Bocelli originario di questo paese.

Secondo l’idea originale la struttura, nata per essere montata ed ospitare un solo spettacolo l’anno, consta di un “palcoscenico” circolare di alcuni metri di raggio con alcuni blocchi di granito a fare da fondale; la platea nei giorni in cui il teatro non è in attività viene completamente smontata e il palco si trasforma in un lago artificiale.

Da qui scaturisce la definizione di Teatro del Silenzio, più precisamente quel luogo caratterizzato da colline che, con interventi di movimento terra, è stato creato, o meglio simulato, come Teatro naturale.

Al Teatro del Silenzio nel 2015 è stata assegnato una menzione speciale del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.